23 luglio 2015

Myanmar: confini e contaminazioni dove la Cina incontra l’India

shwedagon-past

– di Ilaria Benini

Risplendente al sole di giorno e illuminata anche di notte, la Shwedagon è visibile da quasi ogni punto della città. Non esiste forse altro posto al mondo che sia fisicamente e spiritualmente dominato da un luogo di culto quanto lo è Rangoon dalla sua pagoda. Dopo averla visitata nel 1889, Rudyard Kipling la definì un «mistero dorato», «una splendida meraviglia luccicante che ardeva al sole». Trentatré anni più tardi, Somerset Maugham, che aveva fatto una breve tappa a Rangoon, ricordò che lo stupa «sporgeva superbo com’era sorto quel primo mattino, luccicante del suo oro, come un’improvvisa speranza nella notte buia dell’anima». (da Myanmar. Dove la Cina incontra l’India, di Thant Myint-U in uscita per add editore a ottobre 2015).

shwedagon-pagoda-nightChiuso al mondo per quasi cinquant’anni a causa della più longeva dittatura autarchica che il mondo contemporaneo abbia conosciuto, il Myanmar è in realtà un paese centralissimo nelle dinamiche politiche ed economiche dell’Asia, come già la storia ha mostrato. Stretto tra India e Cina, il paese dei pavoni sta adesso esplodendo di nuovo sotto l’impatto di investimenti internazionali e trattative strategiche.

Per la fine degli anni Venti, Rangoon superava addirittura New York come maggiore porto di immigrazione al mondo; l’afflusso la trasformò in una città indiana, in cui i birmani erano ormai una minoranza. Vi si mescolavano persone da ogni parte del subcontinente, da insegnanti bengalesi a banchieri del Gujarat, da poliziotti sikh a commercianti tamil. C’erano anche cinesi e comunità minori di europei, statunitensi e latino-americani (negli anni Venti anche il poeta cileno Pablo Neruda visse lì per un breve periodo). Fu proprio per descrivere il miscuglio di nazionalità di Rangoon che l’economista politico di Cambridge J.S. Furnivall, per molti anni funzionario in Birmania, coniò l’espressione «società plurale». I piroscafi collegavano Rangoon a Calcutta; poi, quando iniziarono i viaggi aerei, la città divenne uno snodo per tutta l’Asia. I voli da Londra per Sydney della compagnia britannica Imperial Airways o da Amsterdam per Jakarta di klm facevano tutti scalo a Rangoon. Scuole di livello internazionale e un’università di prim’ordine contribuirono a formare una classe media cosmopolita e politicamente attiva. Poi quel mondo crollò. A fine anni Settanta inizio anni Ottanta, Rangoon sembrava completamente tagliata fuori dalla fine del XX secolo. Sembrava un enorme set cinematografico abbandonato e i birmani attori non protagonisti che indugiavano dopo la partenza delle star. Era una città in attesa di un ruolo nuovo.

In linea con il primo post di questo blog dedicato al progetto Asia che sto curando, consiglio di nuovo viaggi trasversali per scoprire un altro angolo di mondo campione di eterogeneità. Questa volta i numeri raccontano di 135 gruppi etnici (riconosciuti dal governo e basati sulle distinzioni individuate dai colonizzatori britannici, che spesso si sbagliavano e separavano in gruppi etnici persone dall’abbigliamento diverso per ragioni di reddito e posizione sociale). Sicuramente ci sono 108 gruppi etnolinguistici diversi e di questa varietà ci parlano il travelogue lungo i confini tra Myanmar, Cina e India di Thant Myint-U e alcune delle storie che vi segnalo di seguito.

MUSICA
Experimental Night at Htein Lin’s studio
musica Oltre alla musica tradizionale da cerimonia e al pop di scuola coreana, in Myanmar esistono micro-scene punk, indie e sperimentali. Grazie alla visita di C-drík Fermont, musicista e ricercatore specializzato in musica elettronica sperimentale in Asia, abbiamo una registrazione di uno dei primi live del genere organizzati a Yangon dopo la fine della dittatura. Ospitato in un magazzino adibito a studio da Htein Lin, uno dei maggiori artisti contemporanei birmani, e organizzato da 7000 Padauk, collettivo formato dalla ricercatrice Nathalie Johnston e dall’artista e poeta Mrat Lunn Htwann, il concerto ha portato alle orecchie di un pubblico misto e casuale, formato da amici e residenti del quartiere, un mix di musicisti birmani e stranieri. Tramite il giro di ONG internazionali sono capitati a Yangon il giapponese So Takahashi, il serbo Rastko e il francese Kif. Contaminazioni incredibili con Ko Jeu, ex membro della band più famosa del Myanmar, e Dj Kavas, giovane produttore di musica elettronica, figlio della coppia artistica Phyu Mon e Chan Aye.

LIBRO
Journal-Kyaw Ma Ma Lay – La sposa birmana (O barra O)
Una delle poche autrici donne che hanno fatto la storia della letteratura contemporanea birmana. Il libro è un ritratto di un preciso momento della storia del Myanmar durante l’epoca coloniale. Attraverso l’esperienza di una donna scopriamo il dolore e i sottili meccanismi perversi inflitti dalla colonizzazione.

FILM
Midi Z è un regista birmano di origini cinesi e da anni vive a Taiwan, dove ha avuto la possibilità di studiare cinema e produrre i suoi film. L’ultimo è Ice Poison, presentato alla Berlinale e al Tribeca, tra i numerosi festival internazionali. Storia di povertà birmana e droga, di strategie di fuga e confini. Il film è girato nello Shan State, la regione birmana parte del famoso Triangolo d’Oro, secondo maggiore produttore di oppio ed eroina al mondo dopo l’Afghanistan. Storia reale, grande regia.

La pagina facebook dell’autore di cui pubblichiamo questo libro dedicato al Myanmar è una fonte curiosissima e costante di foto e informazioni storiche sul Myanmar.

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