Da qualche anno il 27 gennaio è la data universalmente nota come Giornata della memoria, un giorno in cui si ricorda la tragedia della Shoah. Da anni si organizzano eventi, momenti di dialogo e di riflessioni, soprattutto dedicati ai più giovani, con la speranza che il mondo ricordi ciò che l’uomo ha compiuto. Ma che cosa sta diventando questa celebrazione? Una giornata da “dedicare” agli ebrei, rendere loro omaggio, diffondere informazione? Questo significa “traslare” la memoria: da se stessi ad altro, scaricarla.
Contro il giorno della memoria è un testo che fa discutere e che è in grado, grazie all’autorevolezza dell’autrice, di far nascere un interessante dibattito su temi importanti come la memoria collettiva, la retorica delle celebrazioni, il senso della Storia.
«Altro che Giorno della Memoria. Ci vorrebbe quello dell’oblio, per me. Non perché sia vuoto, anzi. L’oblio non si fa con il vuoto, ma con il pieno, come il troppo pieno. È una forma di difesa dall’angoscia, una pulsione di vita, l’oblio: così spiega Simon Daniel Kipman in L’Oubli et ses vertus. Anche lui, che è psicoanalista, al dovere della memoria contrappone il diritto all’oblio e soprattutto il diritto alla trasformazione in tracce meno tossiche e più confortevoli dell’«iscrizione traumatica e traumatizzante del ricordo». – Elena Loewenthal
Leggi un estrattoSe anche non dovesse accadere mai più, non sarà per merito della memoria, ma del caso.