Ghetto Brother
Una leggenda del Bronx
Tutti dovrebbero conoscere la storia di Benjamin “Yellow Benjy” Melendez e la storia dei Ghetto brother. La sua vita si intreccia con la rinascita di New York alla fine del XX secolo, l’esperienza della grande migrazione da Porto Rico, il declino economico del Bronx, la storia di formazione di un giovane in guerra con le sue molte identità e la nascita dell’hip hop. È una storia di identità, speranza e redenzione. Insomma, un classico racconto americano che Julian Voloj e Claudia Ahlering hanno realizzato nella forma forma del graphic novel.
È il dicembre del 1971. Siamo nel Bronx. L’aria è incandescente, tutti si aspettano che stia per scoppiare la peggiore guerra tra gang, e Black Benjie viene ucciso mentre cerca di fare da mediatore.
Benjy Melendez, fondatore dei Ghetto Brothers, decide di non chiedere vendetta. Organizza un raduno a Hoe Avenue e, davanti ai capi di più di quaranta gang, legge un accordo di pace: “Black Benjie è morto per la pace, se dichiariamo guerra sarà stato tutto inutile. Riconosciamo che siamo tutti fratelli. Se vogliamo ricostruire la comunità e farla diventare un posto migliore dobbiamo lavorare uniti. Con questo patto promettiamo pace e unità per tutti.”
Da allora niente è stato più come prima. I signori della guerra facevano i dj e i ragazzi si battevano a colpi di danza: i Black Spades erano diventati la Universal Zulu Nation e il loro signore della guerra un famoso dj, il suo nome era Afrika Bambaataa.
Ghetto Brother è epica pura, si sente l’odore del mondo che si crea, il ribollire di vita, quello vecchio che marcisce per lasciar posto a una forma nuova che preme per uscire e nascendo caccerà un grido che poi è quasi sempre musica pazzesca. E come grida Afrika Bambaata, uno degli eroi dei questa storia epica: PEACE, UNITY, LOVE… and HAVING FUN!
Lorenzo Jovanotti Cherubini