Quando si entra in campo, gli occhi dei tifosi sono puntati sui 22 uomini in calzoncini corti, pronti a giocarsi il risultato. Poi ci sono gli altri 3, vestiti di nero, con il fischietto e le bandierine. Difficilmente qualcuno è andato allo stadio per loro eppure, senza di loro, nulla potrebbe avere inizio. Può sembrare un triste destino quello dell’arbitro, spesso capro espiatorio dei risultati negativi dei propri beniamini, sempre nell’occhio del ciclone nonostante la sua apparente invisibilità.
Uno dei più grandi arbitri italiani, Roberto Rosetti, conosce bene questo meccanismo e la sua ottima carriera sul campo ha vissuto un momento difficile e delicato quando, durante i Mondiali sudafricani, un suo fischio mancato è diventato per un attimo il fischio più celebre del mondo. Argentina-Messico, ottavi di finale, gol dell’argentino Tevez, in fuorigioco ma convalidato: in un soffio cambiano le sorti di una partita e di migliaia di tifosi. Ma prima di arrivare a quell’istante della scelta c’è una vita, fatta di allenamenti, preparazione, lavoro e campetti di provincia, fino alle grandi partite, ai successi e all’ultima, nuova avventura come responsabile degli arbitri in Russia. In questo avvincente racconto, Roberto Rosetti ripercorre la sua storia.
Leggi un estrattoUna specie di trattato sull'errore, su come siamo o non siamo pronti ad affrontarlo
Maurizio Crosetti, La Repubblica