Shangri-La nei tempi del consumismo
– di Thant Myint-U – tratto da Myanmar. Dove la Cina incontra l’India
È difficile non soffrire per la scomparsa di antiche civiltà. Ma è difficile anche rimproverare i cinesi. Il turismo fa crescere l’economia locale, crea posti di lavoro e riduce la povertà. Quello che prende piede nello Yunnan non è un fenomeno specificamente cinese, ma un aspetto della cultura consumistica globale. È un consumismo sulla cresta dell’onda in quasi tutta l’Asia, simboleggiato al meglio dagli enormi centri commerciali che dagli avamposti di Singapore e Hong Kong si sono diffusi negli angoli più remoti del continente.
Penso alla situazione a poche centinaia di chilometri, dall’altra parte del confine, alla Birmania impoverita della rivolta, dei cessate il fuoco e della controrivolta. Si costruiscono strade e dighe, e si progettano grandi miniere. Mi chiedo, però, se alla fine non saranno il turismo cinese e il conseguente consumismo a rimodellare il paesaggio. I turisti dello Yunnan sono ancora pochi per i livelli cinesi. Ma nel giro di pochi anni potrebbero arrivare a dieci milioni. Quanti di loro viaggeranno anche in Birmania? Alla fine dell’Ottocento le prime linee ferroviarie per la California furono determinanti per lo sviluppo del turismo sulla costa occidentale. La ferrovia Cina-Birmania ha lo scopo primario di agevolare il commercio di beni, ma forse il turismo di massa seguirà di lì a poco.
Gli analisti birmani si chiedono da tempo come arriverà alla fine la pace. Con una vittoria dell’esercito birmano? O con una vittoria delle etnie ribelli? E se invece non si avverasse nessuna delle due ipotesi, almeno nei prossimi decenni? Se fossero decine di centri commerciali, attrazioni turistiche, parchi divertimento e i soldi dei turisti cinesi a trasformare il nord della Birmania? Non una pace formale, ma una rivoluzione dello stile di vita. Non ci avevo mai pensato prima. Forse è una nuova frontiera.
Ora sono vicino alla Birmania: tra Dali e il confine ci sono solo un paio di prefetture montane, che ospitano popoli strettamente imparentati a quelli dall’altra parte. Peter Goullart, un russo che visse nello Yunnan negli anni Quaranta, scrisse che «i burroni isolati e le montagne ghiacciate» della regione erano da secoli «culla e letto di morte delle nazioni». Una di quelle nazioni fu l’antico regno dei naxi, che ruotava attorno alla città di Lijiang e ispirò James Hilton per la Shangri-La del romanzo Orizzonte perduto, del 1933. Quella è la mia prossima tappa.