
Le foreste? Una rete universale: l’intervista a Danilo Zagaria
L’intervista a Danilo Zagaria a cura di Andrea Chironi su Il Nuovo Quotidiano di Puglia in occasione della sua partecipazione a Lector in Scienza.
Zagaria, Il groviglio verde è un libro che è un po’ narrativa d’avventura, un po’ divulgazione scientifica, un po’ sci-fi. È una conseguenza del mettersi dentro al groviglio?
Direi che un po’ è per quello che sono effettivamente le foreste se si prova ad andare alla loro scoperta, appunto un grande groviglio, una grande avventura, ma anche un po’ conseguenza della mia formazione, io sono un biologo, ma da più di dieci anni lavoro in editoria e quando scrivo mi piace fondere le due cose: scienza e narrazione, per provare a portare i lettori un po’ in giro per il mondo.
Dalle mangroviere del delta del Gange alle foreste primarie del cuore dell’Europa. Dai triceratopi del Cretaceo alle città-foresta del futuro. Il groviglio verde ci dice che siamo tutti interconnessi nello spazio ma anche nel tempo?
Questo era proprio uno dei miei obiettivi, raccontare come sono disposte le foreste sul pianeta, che ruolo hanno oggi, entrando nel dettaglio anche delle connessioni temporali fra noi e le foreste, e fra le foreste e il pianeta Terra, perché la relazione con le foreste, con il pianeta e con la biodiversità, con tutti gli animali che vivono sul pianeta, è veramente molto antica e possiamo anche spingerci nel futuro e provare a vedere oggi con i modelli scientifici come saranno le foreste del futuro, dove andranno, se si sposteranno, se saranno uguali a oggi. Il pubblico molto spesso percepisce le foreste come qualcosa di statico. Io ho voluto provare a raccontare come le foreste cambino nel tempo.
Parlando del presente, quanto l’impatto umano pesa sul pianeta e come si può gestire l’Human Footprint?
Spesso quando si parla di scienza una risposta corretta è: dipende. Oggi, il peso dell’impronta umana, è maggiore in determinate aree del mondo, per esempio, nella fascia tropicale, dove abbiamo dei dati molto negativi, e proprio lì dove la deforestazione è più accentuata si hanno i più alti tassi di biodiversità al mondo. Pensiamo alla foresta amazzonica: biodiversità altissima, però grande crisi forestale. Invece alle nostre latitudini, in Europa e anche in Italia, le foreste sono in espansione da diverso tempo. Questo è un effetto dell’abbandono delle aree montane e delle attività come allevamento e agricoltura per andare in città e la foresta è tornata sui pascoli, sui campi e quindi si è allargata.
Nel libro torna varie volte il concetto di rottura dell’intreccio forestale. Di che si tratta?
Una foresta è qualcosa di più dei semplici alberi che la compongono, c’è la biodiversità che ci vive dentro, il sottosuolo dove ci sono i funghi, i microorganismi, un mondo nascosto. Significa parlare di acqua, di laghi, fiumi che interagiscono con le foreste. Significa parlare anche di clima. Rompere l’intreccio vuol dire rompere un pezzo di questa rete super connessa ed è molto probabile che una parte di questa rimanga sconnessa dal resto. Le foreste il cui intreccio viene rotto perdono in salute e anche in ricchezza e questo è un argomento che spesso si fa fatica a far comprendere. Spesso sappiamo ancora poco su questa rete, su come è costruita, su come è articolata e bisognerebbe cercare di cominciare a parlarne di foreste in termini di complessità. Questa è la sfida che ho voluto affrontare con questo libro, per l’appunto, aggrovigliato.
Qui l’intervista completa.
Vai al libro: https://www.addeditore.it/catalogo/danilo-zagaria-il-groviglio-verde/