Maestro raccontami il mondo
Vi proponiamo un’intervista che l’illustratore Alessandro Sanna ci ha concesso in occasione della mostra dedicata all’universo narrativo di Alberto Manzi. Gli abbiamo chiesto che ne pensa di arte e racconto, arte e scuola, della sua esperienza di studente, del maestro Manzi. La mostra inaugura sabato 12 dicembre alle ore 17,30 presso il MAMbo di Bologna.
Come è nata l’idea della mostra Maestro raccontami il mondo?
Il progetto è nato da Alessandra Falconi del centro studi Alberto Manzi che conoscendo il mio lavoro ha capito che potevo essere l’autore giusto per immaginare un percorso espositivo di lavori a diversi livelli di comunicazione che passano dalla pittura all’illustrazione alla scultura.
Conosceva la figura del maestro Manzi? Cosa ha scoperto di lui lavorando a questo progetto?
Conoscevo Manzi da video delle teche rai che ho visto più volte nel tempo. Sono sempre stato attratto dalla comunicazione chiara e lucida del maestro che con disinvoltura disegnava con segni semplici concetti basici ma potenti che mi fanno venire in mente grandi comunicatori contemporanei a lui come Munari, ad esempio.
Il titolo della mostra è fatto di tre parole densissime: il maestro è colui che apre, introduce alla scoperta del mondo, raccontando storie. Che valore ha il raccontare storie?
Il mio mestiere è raccontare storie con immagini e spesso mi capita di lavorare con visionari della parola che mi chiedono di danzare con le loro parole facendo piroette di segni e colori. Il testo fa immaginare cose e le immagini suggeriscono suoni ed emozioni. Insieme questi due modi amplificano la comunicazione, la aprono e rendono il lettore o lo spettatore complice. Anzi, lo interrogano sulla propria vita ed esperienza facendogli danzare la propria musica.
Cosa desidera trasmettere con gli acquerelli e con le sculture di carta proposte in mostra?
Spero che l’allestimento della mostra desti curiosità sulla figura del maestro Manzi e su un certo modo di fare immagini. Nel percorso espositivo ho stillato diverse possibilità di comunicazione visiva che hanno tutte possibilità di interazione per il visitatore. Non ho illustrato i testi di Manzi ma ho accompagnato le sue parole e i suoi pensieri con immagini gioco da scoprire e ripensare.
Arte e scuola. Quale pensa debba essere la relazione?
La scuola è il luogo dove si possono condividere informazioni utili per vedere e conoscere il mondo. L’artista e l’arte hanno la possibilità di ampliare la barriera del visibile e dell’immediatamente comprensibile concentrandosi sul mistero delle cose. Compito della scuola potrebbe essere allenare gli studenti a cercare il proprio modo di pensare al mistero, attraverso i mezzi più congeniali a ciascun individuo. La scuola è un modo attivo per stare con gli altri condividendo le opinioni e le informazioni mentre l’arte è la possibilità che tutti abbiamo di entrare nel “piccolo mondo parallelo” tanto indispensabile per vedere meglio il mondo.
Ha suggerimenti o proposte per migliorare la scuola dando più spazio all’arte? Conosce esperienze illuminanti in questo senso in Italia o all’estero?
Non ho suggerimenti interessanti in merito. Posso solo dire che l’insegnante e la scuola dovrebbero essere trampolini che allenano al salto. Il salto non verrà mai bene ma è giusto allenarsi quotidianamente per staccarsi dal trampolino. Il tuffo perfetto non esiste ma esiste il lancio ed è lì che dobbiamo puntare tutti, al lancio.
Lei è un artista e illustratore di primo piano, ma continua a impegnarsi in laboratori con i bambini. Perché?
Non potrei fare libri illustrati senza andare dai bambini a chiedere cosa ne pensano. I bambini sono il termometro che misura il mio grado di comunicare. Non posso fidarmi di loro e non posso fidarmi solo di me. Per questo esco volentieri dal mio studio e vado a parlare con bambini e studenti per sapere come pensano e cosa possono fare con delle storie e con delle immagini. Non voglio e non posso chiudermi nel mio “piccolo mondo”, devo uscire per capire.
Come è stata la sua esperienza di studente?
Disastrosa. A scuola ero pessimo e assolutamente impacciato. Il disegno mi ha salvato e mi ha spinto piano piano nel mondo dei libri e della passione per ogni genere di attività artistica.
Ho avuto una sola insegnante che definirei santa perché mi portava esperienze extrascolastiche e mi invitava sempre al cinema o a teatro e a vedere concerti. Mi ha educato alla curiosità e al bello. Mi ha fatto lavorare tantissimo e mi ha insegnato a indagare e a cercare dentro di me l’energia. Bastava un suo sguardo e io capivo. Ci siamo riconosciuti subito ed eravamo due marziani a scuola, sembravamo fuori dal mondo e gli altri vedevo chiaramente che non capivano ma io e lei ci facevamo coraggio e parlavamo sempre di tutto. Questo mi è rimasto dentro e ancora oggi la tengo nel mio cuore da quando quattro anni fa è venuta a mancare. Sua madre di quasi novanta anni mi ha donato la sua collezione di dischi vinili con oltre mille pezzi, una meraviglia.
Torniamo a Manzi, pensa che potrebbe essere considerato dagli insegnanti una “radice” cui attingere, a cui ispirarsi?
Per la limpidezza del suo messaggio e della sua pulizia comunicativa. Un uomo con un senso di comunità e di condivisione che aprono la strada alle moltissime possibilità di avanzamento della condizione umana. Un pensiero, il suo, che ci arriva addosso e ci chiede d’essere migliori con noi e con gli altri. Mi sembra sufficiente per concentrarsi sulla sua figura di maestro e pedagogista.
Manzi è noto al grande pubblico per la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi – per la quale ebbe riconoscimenti internazionali – ma fu molto altro: scrittore, ricercatore, traduttore e soprattutto pedagogista illuminato e visionario.
Perché, secondo lei, i nostri maestri, presi a modello e studiati in tutto il mondo, sono così poco conosciuti in Italia? Perché non sono mai partite riforme ispirate ai loro metodi e filosofie?
Le cose buone in questo paese sono considerate alla lontana. Deve passare sempre del tempo per vedere bene cosa è successo e chi ha fatto cose importanti. Penso che sia importante che un piccolo gruppo parli sempre convinto al grande gruppo che ci sono possibilità di avanzamento ideate e pensate da singoli uomini che possono cambiare la rotta delle consuetudini e delle leggi stantie. Abbattere e rinnovare dovrebbe essere un comandamento prima ancora che una legge. Ci vuole coraggio e una luce sempre puntata sulle grandi menti che hanno aperto e che aprono strade importanti sulle immense possibilità dell’uomo.
La mostra: Maestro raccontami il mondo, promossa dalla Regione Emilia-Romagna e dal Centro Alberto Manzi in collaborazione con il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Aperta dal 12 dicembre 2015 al 12 gennaio 2016, dal martedì al venerdì, negli orari di apertura del museo, ingresso libero.
L’artista: Alessandro Sanna, uno dei nomi italiani più importanti del mondo dell’illustrazione, tre volte premio Andersen, Premio Rigamonti (2009), Premio Lo straniero (2014). Pubblicato in tutto il mondo, collabora con Corraini, Einaudi, Rizzoli, The New Yorker, Vanity Fair France e Gioia, docente di illustrazione per l’editoria all’Accademia di Belle Arti di Bologna, è candidato italiano all’Hans Cristian Andersen Award 2016, prestigioso premio di letteratura per l’infanzia.
Il libro: Il tempo non basta mai. Alberto Manzi una vita tante vite, scritto dalla figlia del maestro di cui Gianluca Favetto ha scritto: “una sorpresa magnifica!”