Oceano di suono
Musica ambient e ascolto radicale nell’era della comunicazione
Uno dei libri più seducenti che possiate leggere, e che non si limita all'esperienza della musica ambient. Claudia Durastanti - Internazionale
Oceano di suono non procede per argomentazioni ma per filamenti di osservazioni, aneddoti, citazioni e approfondimenti. Simon Reynolds
I bravi scrittori non sono necessariamente bravi critici, ma Toop è entrambe le cose. La lettura di Oceano di suono offre alcuni dei piaceri estetici – alienazione divertita, sprazzi d’inquietante meraviglia, una sensazione di viaggio esotico – che ci regala la musica cui è dedicato. Michel Faber
La straordinaria storia sonora di David Toop inizia nelle foreste pluviali dell’Amazzonia per giungere alle megalopoli contemporanee, attraversando il lavoro di artisti come Brian Eno, Sun Ra, Erik Satie, i Kraftwerk e Brian Wilson.
Partendo dall’Esposizione di Parigi del 1889, quando Debussy ascoltò per la prima volta la musica giavanese, Oceano di suono arriva a incanalare gli istinti contrastanti della musica del XX secolo in un resoconto insieme storico, visionario e rivoluzionario.
La musica ambient viene ridefinita come un protocollo alternativo per l’ascolto e la creazione di suoni ma anche come una modalità di rilettura dei concetti di politica, temporalità e spazio.
Un’avventura straordinaria che, attraverso una scrittura appassionata, conferma Toop come una delle voci-guida da ascoltare in questo mondo connesso e incoerente.
Negli anni mi è capitato spesso di descrivere Oceano di suono come «uno dei libri di musica più importanti mai scritti» e ogni volta la definizione mi è sembrata fuorviante, imprecisa, non in grado di restituire il respiro di un’opera che, in un impeto di entusiasmo, il mensile «The Wire» arrivò a paragonare nientemeno che alle Città invisibili di Italo Calvino.
dalla prefazione di Valerio Mattioli