Un libro che misura uno spazio spesso perduto nei romanzi: il giardino, riserva di ricordi, scuola di vita. Évelyne Bloch-Dano usa la penna come un attrezzo del giardino: per aprire allo sguardo nuovi passaggi. - L'Obs
Un vagabondaggio sottile ed erudito tra i giardini che hanno punteggiato la vita di Proust, Colette, Sartre, Modiano. Magnifico. - Madame Figaro
Sedete sotto un tiglio o un platano, respirate profondamente. Questo libro profuma di felicità e di malinconia. - La Provence
Glicine, rosa, caprifoglio, menta, timo, fragole: il giardino è un mondo di rumori, odori, un concentrato di vita. Esplorandone le origini e la diversità scopriamo che i giardini sono il riflesso delle società e degli individui, e che ogni giardino ci dà informazioni sui sogni, sull’ideale di felicità di chi lo crea e lo descrive, è uno specchio della cultura che lo ha prodotto.
Reali, ornamentali o urbani, familiari, botanici, i giardini sono al contempo luogo di azione e di riflessione.
E i giardini degli scrittori non sono da meno. Évelyne Bloch-Dano ci accompagna tra le pagine di Rousseau, George Sand, Stendhal e Flaubert, Balzac, Hugo e Zola, Proust, Gide, Colette, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, Marguerite Duras, Modiano e Christian Bobin.
Alcuni sono stati veri giardinieri, altri non hanno avuto alcuna esperienza; alcuni erano appassionati di botanica, per altri invece è il verde pubblico a essere fonte di ispirazione per il proprio giardino di carta.
Leggi un estrattoGiardini e letteratura sono un binomio irresistibile e una delle mie debolezze preferite.
Serena Dandini