Quando il ferro costava più dell'oro
Storie per capire l’economia mondiale
Giraudo ci ricorda, con analisi approfondite e racconti avvincenti, che l’economia dipende, anche nell’era digitale e virtuale, dalle materie prime. Ferruccio De Bortoli
La storia dell’umanità è un continuo intreccio di battaglie e rivoluzioni, nascite e tramonti, tutto e tutti costantemente in balia di poteri politici ed economici.
Partendo da quando nei mercati assiri il ferro costava otto volte più dell’oro, Alessandro Giraudo ci guida nel tempo e nello spazio raccontandoci che la Casa di San Giorgio, una delle prime banche centrali, nacque per superare la sostanziale bancarotta delle finanze genovesi, che il tesoro inglese impose una tassa sulle finestre per finanziare le guerre contro Luigi XIV, e che Napoleone fu anche capo di un’impresa di falsari intenzionata a distruggere i nemici attraverso l’inflazione.
Quando il ferro costava più dell’oro legge la storia come un cubo di Rubik in cui ogni tassello rappresenta una variabile: guerre, religioni, serendipità (la “scoperta” di Colombo) o coraggio cocciuto (Magellano), carestie e abbondanza non sono che gli elementi perennemente in movimento di un contrappunto senza fine.
Leggi un estrattoIl filo conduttore delle storie che attraversiamo è la continua rimessa in discussione di certezze e speranze. Se nel mondo della chimica tutto si trasforma, in quello dell’economia ci sono perdite e distruzioni, positive per alcuni, negative per altri. Gli esseri umani e i loro mondi sono fragili, in balia di una continua carambola di vittorie, sconfitte, esplorazioni, sparizioni e… tasse.