Un memoir sulla sua esperienza di vita e lavoro in un paese che attraverso i suoi racconti risulta alla fine un po’ meno alieno. Nessun romanzo, resoconto di viaggio o saggio approfondito era finora riuscito così bene nell’impresa. Junko Terao - Internazionale
Carla Vitantonio è stata spesso l 'unica italiana in territorio nordcoreano, la sua testimonianza è una delle pochissime davvero credibili, perché traccia una linea di confine con il turista occasionale. Giulia Pompili - Il Foglio
Cosa succede quando una giovane donna risponde al precariato del sistema capitalista trovando lavoro in una delle ultime realtà comuniste rimaste? In gioco ci sono la propria visione del mondo, le relazioni amorose e amicali, la ricerca di stabilità e dignità.
Attrezzata con un master in diplomazia e una precedente esperienza in Corea del Sud, in questo libro Carla Vitantonio presenta la Corea del Nord con uno sguardo inedito, che arricchisce di sfumature e sottigliezze la consueta rappresentazione del regime monolitico per eccellenza.
Il suo punto di vista, fresco e ironico, incrocia due riflessioni principali: quella su un modello ideologico sopravvissuto a un’epoca scomparsa, e quella generazionale sul modello di flessibilità lavorativa che il sistema capitalista ha imposto.
Carla Vitantonio è atterrata la prima volta all’aeroporto di Pyongyang con un lavoro come insegnante di italiano, era poco più che trentenne e non sapeva che avrebbe trascorso quattro anni della sua vita in Corea del Nord, diventando nel frattempo capo missione di una Ong internazionale.
La sua lettura del Paese è trasmessa attraverso esplorazioni esistenziali e relazionali, in un quotidiano ordinario e straordinario, in cui la vita stessa è un atto politico.
Seguendo il ritmo delle stagioni e la ciclicità senza scampo della natura, l’autrice propone un parallelo con gli andamenti ossessivamente ripetitivi delle fasi politiche nazionali di calma e di tensione domestica e internazionale.
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Prima edizione: 2019
Leggi un estrattoSono stanca. Ho una pila di medicine sul comodino che procede in questo ordine: sonniferi, analgesici, ansiolitici, lassativi e astringenti, fermenti lattici. Ho una tabella di marcia così rigorosa che la mia agenda sembra il tabellone dei turni all’ingresso di un edificio appena occupato. Non so se rendo l’idea. Quelle cose che sulla carta sembra che tutto funzioni alla perfezione, poi entri e anarchia portami via.