Gli dei dell’asfalto
La storia del Rucker Park
Se non fosse per Holcombe Rucker, l’NBA che conosciamo oggi non sarebbe la stessa. Pee Wee Kirkland
Il basket, quello di strada, che odora di asfalto e di voglia di emergere senza troppi vincoli. Piero Guerrini - Tutto Sport
Le storie più belle del playground più famoso al mondo, dove in oltre sette decenni sono passate decine e decine di superstar NBA, chiamate a difendere la propria reputazione contro le leggende dell'asfalto newyorchese. - sky sport
Ad Harlem, tra la 155ma Strada e l’Ottava Avenue, c’è un campo da basket diverso dagli altri, il luogo “dove gli dei del basket tornano uomini” e si mettono alla prova con gli eroi della pallacanestro di strada.
Oggi il Rucker Park è un’istituzione, una meta turistica, un campo su cui sono passati i grandi professionisti: da Jabbar a Doctor J, da Vincent Carter a Kevin Durant. Tutto si deve a Holcombe Rucker, un ex marine che, nel secondo dopoguerra, lavorava come addetto al verde pubblico di Harlem. Holcombe sapeva quanto la strada fosse pericolosa per i ragazzi e decise che avrebbe fatto di tutto per salvarli. Il basket era la soluzione.
Grazie a lui, il playground che oggi porta il suo nome divenne il centro della vita del quartiere e lì i “suoi” ragazzi erano più o meno al sicuro. Attraverso lo sport molti di loro approdarono a una scuola superiore, altri invece si persero in vite complicate, ma ognuno ha portato un tassello per costruire l’epopea del basket di strada.
Il libro di Vincent Mallozzi racconta le loro storie, i tornei estivi trasmessi dalle tv nazionali, l’arrivo dei marziani NBA che spesso tornavano a casa sconfitti, le partite celebri e gli aneddoti curiosi. Racconta la pallacanestro che si gioca ad Harlem, con la pioggia o con il sole, con diecimila spettatori assiepati sui tetti o nel silenzio di una notte d’agosto. Racconta come lo sport è diventato leggenda.
Leggi un estrattoDurante le estati del 1971 e del 1972 i giorni migliori del Rucker stavano per iniziare. Con loro, quelli di diecimila anime sempre presenti alle partite e quelli delle prime integrazioni, con alcuni visi pallidi spauriti capaci di avventurarsi nell’area più black di Harlem per assistere allo show più famoso del pianeta Terra.