Il maestro dentro
Trent’anni tra i banchi di un carcere minorile
Mario Tagliani è un maestro, a questo lavoro è arrivato un po’ per caso, un po’ per passione, un po’ per amore. Quando negli anni Ottanta arriva a Torino, vince un concorso pubblico e si presenta a scuola per il suo primo giorno da maestro. La direttrice lo guarda, quasi scrutandolo, e poi dice «Che ne pensa del Ferrante Aporti, il carcere minorile della città?»
Comincia così la storia di Mario, il maestro che accompagna sui banchi centinaia di ragazzi che tra quelle mura scontano la loro pena. Il suo è un mondo sconosciuto a chi sta fuori, un mondo di sconfitte e rabbia, ma anche di sorrisi, vittorie e persone che ti cambiano la vita.
«Pensate a dove eravate voi, in quegli anni, a cosa stavate facendo, perché la storia che Mario sta per raccontare è la parte invisibile della vostra (della nostra) quotidianità, il lato in ombra: è lo straordinario che accade lì dove nessuno se ne accorge.» – Fabio Geda
Leggi un estrattoUn maestro in carcere allontana l’illusione e la sicurezza della continuità didattica – i ragazzi, di solito, si fermano troppo poco per permetterti di portare a termine il programma – e le sostituisce con l’osservazione costante, con la fantasia, con la duttilità.
Fabio Geda