Tutto il tempo del mondo
Un esercizio di consapevolezza contro la felicità breve e istantanea del nostro tempo. - Zeit Wissen Magazine
Cosa significa Tutto il tempo del mondo? Ci sono opere d’arte, esperimenti scientifici, progetti che hanno sfidato il tempo: il più grande e inesorabile nemico dell’uomo. Incubo della nostra epoca frenetica e iperconnessa. Non c’è tempo per godere di un momento di gioia, non ce n’è per completare un lavoro come si vorrebbe. Eppure, da sempre, ci sono persone (e spazi) che si oppongono a questa tirannia e Thomas Girst è andato in cerca di loro.
In 28 capitoli racconta altrettante storie, personaggi e luoghi che hanno fatto pace con il tempo: dall’architettura folle del postino Cheval, che costruisce il Palais idéal in trentatré anni con le pietre e le conchiglie raccolte durante i suoi giri quotidiani, all’opera di Cage che, tuttora in corso, terminerà di essere suonata nel 2640, dalle capsule lanciate nello spazio in un viaggio potenzialmente infinito, all’esperimento più lento del mondo, ossia quello della caduta della goccia di pece, dal registro delle fioriture dei ciliegi in Giappone, all’opera pittorica di Roman Opalka che passò la vita a dipingere i numeri in sequenza arrivando, prima di morire, a vergare il 5.607.249.
Da queste pagine si esce divertiti e incuriositi, coinvolti in un percorso grazie al quale si impara a distinguere tra un tempo “brutto” e frenetico e uno “bello” e rilassato, a guardare l’orologio con un occhio che non è quello della lentezza di un vago “vivere slow”, ma quello di chi si è accorto che non c’è cosa più appagante che lasciar passare il tempo mentre si è impegnati in qualcosa di meraviglioso, nell’arte come nella scienza, nell’economia e nella politica, o nella religione. Prendendosi tutto il tempo che ci vuole, appunto.
Leggi un estrattoDobbiamo allentare la pressione. Nell’era della brevità io opto per la digressione. In quella dell’algoritmo preferisco il
caso. Non il caso come pura coincidenza, ma come ciò che in inglese viene chiamato serendipity e che, una volta, Carlo Ginzburg ha definito «scoperte impreviste, fatte grazie al caso e all’intelligenza».