Acqua e silenzio, così nuotando ritroviamo l’equilibrio: l’intervista a Cristina Chiuso
L’intervista a Cristina Chiuso a cura di Daniela Bascià sul supplemento MOLTODONNA di Il Messaggero.
Perché ha deciso di scrivere questo libro?
Quando ho smesso di gareggiare ho continuato a seguire gli eventi come opinionista in tv. La mia idea era di far appassionare anche i non addetti ai lavori, ma mi sono resa conto che non c’era abbastanza tempo per raccontare l’intero mondo che si cela dietro il gesto atletico del nuoto. Mentre quasi tutti sanno correre o dare un calcio a un pallone, nuotare resta un movimento non automatico e difficile da replicare, per questo meno accattivante rispetto alle altre discipline sportive, pur essendo un salva vita.
Cosa intende?
Il nuoto non nasce come disciplina sportiva, ma lo è diventato nel tempo. In origine, era un’attività legata alla sopravvivenza di chi abitava vicino a mari, laghi e fiumi. Galleggiare è un principio fisico naturale, e muoversi in acqua è molto più istintivo di quanto si pensi. Nuotare seguendo gli stili canonici, invece, è un’altra storia: richiede anni di allenamento. Inoltre, molte persone hanno paura dell’acqua per motivi culturali o a causa di esperienze negative. Tutti questi elementi rendono il nuoto, come sport, meno immediato da comprendere, nonostante le regole non siano complesse. Sarebbe fondamentale che tutti sapessero nuotare, proprio come tutti sanno correre o camminare.
Le manca il nuoto? Ci sono situazioni in cui sente il bisogno di buttarsi in vasca?
L’acqua continua a essere un elemento in cui amo immergermi, pur senza sentire la necessità di fare chilometri e chilometri. Quando fuori c’è troppo frastuono mi bastano poche bracciate per ritrovare la pace.
Cosa accade nella mente, nuotando?
In realtà, ciò che conta è quello che accade al corpo, ciò che accade nella mente è una conseguenza. Quando sei immerso in acqua il frastuono esterno si spegne: suoni, colori, percezioni, tutto si modifica e l’attenzione viene rivolta a ciò che avviene dentro di noi, sia a livello fisico che mentale. Il controllo e la percezione del respiro, i pensieri, le emozioni, il tempo, tutto assume sembianze diverse. L’acqua diventa una cassa di risonanza del nostro mondo interno e lo amplifica, permettendoci di percepirlo più intensamente. Ci pone davanti alle nostre paure e fragilità, senza possibilità di fuga, ma ci dà anche gli strumenti per affrontarle. Nel silenzio, ci aiuta a trovare il nostro equilibrio, a lasciare andare le tensioni e a far fluire libera la mente.
Adesso che pratica yoga, in cosa si somigliano le due attività?
Ci sono tantissime somiglianze, come la consapevolezza del respiro sempre coordinato al movimento, la leggerezza del corpo e lo stato meditativo che si raggiunge. Lo yoga non è ciò che fai, ma come lo fai. Tutto può essere yoga. È un approccio alla vita. Proprio come il nuoto.
A chi consiglierebbe il suo libro e perché?
A chi già ama il nuoto e lo pratica ma anche e soprattutto a chi vorrebbe conoscerlo meglio, a chi ha paura di nuotare o a chi sta affrontando un momento di difficoltà. È un libro che può aiutare a sentirsi compresi e trovare ispirazione.
Un’ultima cosa: è più facile scrivere un libro o vincere una medaglia?
Sicuramente vincere una medaglia! Ma in realtà in entrambi i casi la cosa bella è godersi il viaggio.
Qui l’intervista completa.
Vai al libro: https://addeditore.it/catalogo/cristina-chiuso-con-la-testa-sottacqua/