CCC: come nasce una squadra di cricket
– di Giacomo Fasola –
“Una squadra di cricket?”
“Sì”.
“Tu vuoi fondare una squadra di cricket”.
“Esatto”.
Era il 13 dicembre 2013. Italian Cricket Club era uscito da un paio di mesi e con Francesco Moscatelli, autore del libro insieme a me e a Ilario Lombardo, l’avevamo appena presentato alla libreria Libux di Cantù. A cena, davanti a un piatto di cassoeula, lui se ne venne fuori con questa strana idea: mettere in piedi una squadra di cricket.
Lì per lì mi venne da sorridere. Gli dissi che prima avrebbe dovuto imparare le regole (lui non lo ammetterà mai, ma nonostante il libro non aveva ancora capito come funzionava il cricket).
Solo qualche mese dopo, mentre salivamo sull’aereo diretto all’Isola di Man, capii che faceva sul serio. A chi verrebbe in mente di festeggiare l’addio al celibato giocando a cricket su un’isola in mezzo al Mare d’Irlanda… Se non a uno che vuole fondare una squadra di cricket?
“Cos’è questo gioco?’”. La signora Giusy, cuoca e tuttofare della Cascinamatese Calcio, ha l’aria incuriosita. “Su, spiegatemi un po’ le regole” chiede osservando il pitch, la striscia in mezzo al campo dove avvengono lanci e battute.
È il 24 maggio 2015, dalla presentazione canturina è passato un anno e mezzo. E Francesco nel frattempo è diventato il presidente di una squadra di cricket.
Ebbene sì: al campo sportivo di Cascina Amata, in provincia di Como, ha inizio la stagione casalinga del Cantù Cricket Club, iscritto al campionato di Serie C. Siamo a metà partita, il sole è alto nel cielo e i cricketer si spartiscono un pentolone di riso e pollo al curry sotto le piante. Muhammad, il capitano della squadra, si avvicina per dare qualche spiegazione alla signora Giusy: “Nel cricket giocano due squadre da 11 giocatori. Una inizia a lanciare, l’altra batte. Lo scopo del lanciatore è eliminare il battitore colpendo il wicket, quei tre paletti conficcati nel terreno. Il battitore, invece, per fare punti deve colpire la pallina e mandarla più lontano possibile, senza che gli avversari la prendano al volo”.
Tutto chiaro?
Insomma…
Il cricket, per molti, è una specie di grande punto di domanda. Nel periodo in cui stavamo scrivendo Italian Cricket Club, gli amici ci chiedevano incuriositi se si trattasse dello sport che si gioca a cavallo (il polo) oppure se fosse quello di Alice nel paese delle meraviglie (il croquet).
Eppure noi italiani dovremmo conoscerlo bene, perché approdò nel nostro Paese alla fine dell’Ottocento. Lo portarono, insieme al calcio, i marinai inglesi di stanza a Genova. Poi è andata come sappiamo: il calcio ha sfondato, il cricket è scomparso o quasi, nel senso che per quasi un secolo l’hanno praticato solamente diplomatici e porporati britannici residenti in Italia. Finché, negli anni Ottanta, con l’avvio dell’immigrazione da India e Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka, anche sui nostri campi – di solito terreni da calcio – si è tornato a giocare a cricket.
A Cantù, il cricket è praticato almeno un decennio. “Un pomeriggio di 8 o 9 anni fa vidi alcuni ragazzi giocare in un campetto vicino a casa” racconta Francesco. “Quell’immagine mi è rimasta in testa, ho cominciato a pensare a come questo sport rappresenti una cartina di tornasole dell’emigrazione dal Subcontinente indiano in Italia e in Europa. Non solo. Le regole internazionali del cricket permettono a chiunque risieda da alcuni anni in un Paese di vestire la maglia della Nazionale. Nell’Italia, ad esempio, gli immigrati giocano insieme agli oriundi, nipoti di vecchi emigranti partiti decenni fa. L’esperienza del cricket italiano dimostra quanto la nostra legge sulla cittadinanza sia superata”.
A Cantù esisteva anche una squadra che disputava i tornei amatoriali organizzati nei parchi di periferia. Si trattava di fare un passo in più: trasformare quell’esperimento in una società vera e propria, iscriverla ai campionati federali. E poi mettere insieme i giocatori, trovare un terreno di gioco, procurarsi un pitch, recuperare le maglie, organizzare allenamenti e spostamenti…
Finalmente è arrivato il momento di scendere in campo. E qui il Cantù Cricket Club è andato davvero oltre le aspettative. Quel giorno, a Cascina Amata, ha vinto. E ha continuato a vincere, conquistando il primo posto nel girone Nord Ovest e mancando di un soffio la possibilità di disputare le finali nazionali a Bologna. L’obiettivo di conquistare la Serie B, per ora, è rimandato. Quello più importante, mettere insieme un gruppo di amici italiani a pachistani capaci di tenere in piedi una società, invece, è pienamente raggiunto.
p.s. Ho chiesto a qualche giocatore del Cantù Cricket Club. Pare che ora il presidente abbia imparato davvero le regole.