17 novembre 2017

La generazione che brucia

-di Claudia Lucca-

Ho sempre spiegato ai miei allievi che il sostantivo studium in latino ha come primo significato quello di “passione, impegno, tensione e dedizione” e quando ho sentito della possibilità di far sperimentare a scuola un kit didattico sulle “passioni” ho pensato di trovarmi di fronte a un’occasione da non perdere.
E ho avuto ragione, anzi abbiamo avuto ragione la mia collega Anna Bianco e io quando abbiamo deciso di proporre il percorso alla 4^ B e alla 4^ D del nostro Liceo, il “Galileo Ferraris”.
Perché allievi di quarta superiore?
Vivono l’anno in cui incominciano a frequentare diversi incontri di orientamento universitario, importanti e utilissimi solo se accompagnati da un percorso di scavo interiore, alla ricerca delle proprie attitudini e inclinazioni e alla scoperta della propria determinazione.
Il progetto con add editore ha favorito questo tipo di lavoro e ha sviluppato nei ragazzi competenze di lettura critica (nel momento della discussione in classe sui libri della collana Incendi letti), di ricerca (nel momento della individuazione di maggiori informazioni sulla propria passione), di scrittura (nel momento della stesura del tema sulla propria passione) e di esposizione orale (nel momento della preparazione di un elevator pitch sulla propria passione).
Ripensando all’attività mi rendo però soprattutto conto del fatto che il percorso svolto con i ragazzi ha superato i limiti delle pure competenze didattiche.
Lo si può capire soltanto provando per un momento almeno metaforicamente a curiosare dentro i corridoi, le aule, gli spazi che hanno visto protagonisti i ragazzi.
Propongo dunque a chi legge di mettere in movimento la propria fantasia per visualizzare alcune immagini che ben rappresentano le idee emerse durante il lavoro sulle passioni.
a) Immaginate una sala riunioni con ampie finestre e un grande tavolo.
È quella della casa editrice add in cui sono seduti alcuni ragazzi e ragazze della Scuola Holden che hanno lavorato sul kit didattico, sei allievi di due quarte che sono impegnati nello Stage di Alternanza Scuola Lavoro con add, due insegnanti (Anna Bianco ed io).
A parlare di che cosa? Delle nostre passioni, a sperimentare insieme alcune attività del kit didattico.
Le passioni hanno messo sullo stesso piano docenti e studenti, hanno reso visibile il fatto che a scuola si collabora per un medesimo fine che è la costruzione di uomini e donne adulti capaci di fare unità tra le proprie passioni, la formazione culturale e la storia personale.
b) Entrate ora nell’aula di una scuola e rivolgete il vostro sguardo alla cattedra per vedere dei ragazzi che uno dopo l’altro in tre minuti presentano ai compagni la propria passione. Difficilissimo, molto più che essere interrogati su un argomento di studio.
I ragazzi, quando si chiede loro di svolgere un lavoro, sono autentici, mai banali. Sono generosi, mai superficiali.
Soprattutto se si tratta delle loro passioni, delle loro scelte, della loro storia.
Difficile in un contesto come una classe in cui si “dimora” da quattro anni, in cui sono presenti conflitti, nodi non risolti pronti a emergere inaspettatamente. Difficile ma importantissimo, perché i ragazzi hanno dovuto decidere quale fosse l’essenza della propria passione da comunicare ai compagni e perché ognuno di loro ha portato la verità di se stesso.
Ascoltando le storie di impegno, fatica, dedizione, determinazione degli altri, a tutti – a me per prima – è stato chiaro che la passione condivisa si moltiplica, crea nuova determinazione, nuovo desiderio di spendere se stessi per realizzare quanto da sempre sembra di essere chiamati a diventare.
c) L’opportunità dell’Alternanza Scuola Lavoro. Ancora una passeggiata vi chiedo di fare, questa volta per le vie del centro di Torino. Imboccate via Carlo Alberto e attraverso le vetrine osservate un gruppo di ragazzi con camicia bianca e pantaloni scuri che presenta il proprio lavoro e i propri pitch a giovani e adulti seduti di fronte a loro.
Sul fondo una scritta: “La generazione che brucia”.

È la Libreria Bodoni dove il 17 ottobre si è conclusa l’attività di Alternanza Scuola Lavoro (ASL) collegata al progetto e dove anche uno scrittore come Emiliano Poddi ha commentato i pitch dei ragazzi sottolineando come ogni passione nasca da relazioni di affetto e crei nuovi legami.
Non tutte le proposte di ASL sono valide, ma quando scuola e mondo del lavoro collaborano efficacemente permettono di mostrare ai ragazzi che quanto da loro viene vissuto a scuola può avere una ricaduta anche sulla comunità ed essere messo a servizio della città.
Avrei potuto condurvi in questo viaggio immaginario in altri luoghi, farvi ad esempio entrare nella classe nel momento in cui i ragazzi sperimentavano alcune attività di “gioco” previste dal kit didattico, farvi sedere vicino a me nel momento in cui leggevo i temi degli allievi sulla propria passione (i più belli che abbiano mai scritto, forse perché i più veri), farvi venire nell’Aula delle Conferenze della mia scuola mentre spiegavo alle due classi quali fossero le caratteristiche di un elevator pitch, insomma farvi partecipare ai diversi momenti in cui si è sviluppato il percorso.

Ma credo davvero che l’unico modo per capire la ricchezza di questa proposta sia solo quello di sperimentarla.
Quest’anno da noi, al Galfer, altre classi sperimenteranno il percorso.
E voi? Vi lascerete bruciare?

Claudia Lucca è insegnante al Liceo Galileo Ferraris di Torino.
Immagine di copertina: Anders SCRMN Meisner, The world was weird.

 

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