Principesse
Eroine del passato, femministe di oggi
Uscire, fare shopping, andare a scuola, stare con gli amici, salvare il mondo da indicibili demoni. Sapete, cose da ragazze. Buffy, l'ammazzavampiri
Mi è appena venuta in mente una cosa. Tu sei una principessa guerriera e io sono una principessa amazzone: sarà una bellissima storia. Gabrielle, Xena – principessa guerriera
Bionde, bellissime e sempre in attesa di un principe: le principesse delle fiabe tradizionali ci hanno cresciuto e continuano a farlo. Ma oggi, che provengano da un libro, un film o una serie, Cenerentola e Buffy, Biancaneve e Sailor Moon, Mulan e Xena, la Sirenetta e Scully (e molte altre) servono anche a rendere visibili le gabbie, arrugginite ma tenaci, del sessismo, dell’omofobia e del razzismo.
Leggerle ci permette di costruire immaginari in cui non ci sia spazio solo per principesse, streghe o guerriere, ma per donne, persone queer, persone con disabilità o di etnie che non vediamo mai rappresentate. Non si tratta di una questione etica o di politicamente corretto, è una necessità: abbiamo bisogno di nuove storie per poterci ricollocare in un mondo in cui i modelli stereotipati stanno perdendo centralità.
Una rivoluzione che non è una battaglia per occupare spazi, ma una sete di altre storie, che ci aiutino a mettere in dubbio la nostra o a cominciarne una nuova. L’unico modo per farlo è restituire alle principesse il potere di raccontare la loro.
Mentre Camilla disegna la sua principessa e basta, riconosco di colpo da dove viene questo desiderio di rimescolarne i tratti, di deprincipessizzarla: è l’eredità di un periodo ben preciso tra la fine degli anni Novanta e il Duemila quando qualcuno, al cinema e in televisione, ha provato a trasformare un archetipo da fiaba tradizionale in qualcosa di diverso, di potente. Un modello nuovo per una donna nuova che non si vedeva più confinata in una torre o nella propria cucina. Una principessa cui veniva restituita la voce.