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“E ai giovani che lo ascoltavano ricordava sempre: «Voi non siete responsabili di quello che è successo, ma è compito vostro che non si ripeta mai più».”
Una speranza ostinata è una sorta di diario scritto da Max Mannheimer, per consegnare alla figlia le sue esperienze nei campi di concentramento, di cui non le aveva mai parlato «per difendere lei e me stesso». Forse incalzato dal tempo che credeva mancargli, oppure per cautela verso i sentimenti della figlia, Max Mannheimer riesce a parlare del male supremo senza rancore né tormento.
5 settembre 1972, ore 4:30, villaggio olimpico di Monaco di Baviera. Un commando di terroristi palestinesi fa irruzione negli alloggi della squadra israeliana. 20 ore dopo si conoscono le cifre di una strage: 17 morti tra cui 11 israeliani, 5 palestinesi e un poliziotto tedesco. In quella squadra c’è anche Shaul Ladany, marciatore, l’unico sportivo israeliano che era sopravvissuto, bambino, a Bergen-Belsen, lo stesso campo in cui morì Anna Frank. Cinque cerchi e una stella è la sua storia, raccontata dal giornalista Andrea Schiavon, di come ha attraversato il XX secolo e alcuni dei suoi eventi più significativi.
Il libro del progetto
Max Mannheimer – Una speranza ostinata
“E ai giovani che lo ascoltavano ricordava sempre: «Voi non siete responsabili di quello che è successo, ma è compito vostro che non si ripeta mai più».” Una speranza ostinata è una sorta di diario scritto da Max Mannheimer, per consegnare alla figlia le sue esperienze nei campi di concentramento, di cui non le aveva mai parlato «per difendere lei e me stesso». Forse incalzato dal tempo che credeva mancargli, oppure per cautela verso i sentimenti della figlia, Max Mannheimer riesce a parlare del male supremo senza rancore né tormento. 5 settembre 1972, ore 4:30, villaggio olimpico di Monaco di Baviera. Un commando di terroristi palestinesi fa irruzione negli alloggi della squadra israeliana. 20 ore dopo si conoscono le cifre di una…
ApprofondisciAndrea Schiavon – Cinque cerchi e una stella
“E ai giovani che lo ascoltavano ricordava sempre: «Voi non siete responsabili di quello che è successo, ma è compito vostro che non si ripeta mai più».” Una speranza ostinata è una sorta di diario scritto da Max Mannheimer, per consegnare alla figlia le sue esperienze nei campi di concentramento, di cui non le aveva mai parlato «per difendere lei e me stesso». Forse incalzato dal tempo che credeva mancargli, oppure per cautela verso i sentimenti della figlia, Max Mannheimer riesce a parlare del male supremo senza rancore né tormento. 5 settembre 1972, ore 4:30, villaggio olimpico di Monaco di Baviera. Un commando di terroristi palestinesi fa irruzione negli alloggi della squadra israeliana. 20 ore dopo si conoscono le cifre di una…
ApprofondisciDettagli del progetto
Tempistiche
- 2 ore in classe con l’insegnante
Incontro con le classi
- Dove possibile si organizzerà un incontro con il giornalista Andrea Schiavon, per conoscere il percorso che l’ha portato a raccogliere e poi raccontare la storia di un sopravvissuto alla deportazione.
Materiali gratuiti
- 1 copia omaggio del libro per l’insegnante