Decontaminare le memorie
Luoghi, libri, sogni
C'è l'invito a guardare lontano. A sollevare lo sguardo dalle lapidi e persino dalle pietre d'inciampo. In alto, per non farsi schiacciare dalla realtà e attribuire all'immaginazione l'importanza che merita. Paolo Rumiz - Robinson - Repubblica
Decontaminare significa togliere retorica e magniloquenza alla memoria, riportarla sul terreno del sentire e non solo del vedere, togliendola da bacheche museali e rituali fossilizzati. Fiona Diwan - Bet Magazine
I luoghi della memoria pubblica dovrebbero aiutare a ritrovare a speranza. La Memoria non deve essere la parola malata che è diventata oggi: dalla tragedia deve rinascere la voglia di vivere. Francesco M. Cataluccio - Gariwo
Come mai negli ultimi vent’anni il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura proprio nei Paesi in cui le politiche della memoria sono state implementate con maggior vigore?
Dobbiamo riconoscere il fallimento di quelle politiche, come fanno alcuni autori che scrivono libri «contro» quella Memoria? Non sarebbe più saggio individuare gli errori del passato e infine proporre qualche concreta via di uscita?
Decontaminare le memorie di Alberto Cavaglion si sofferma su uno dei concetti ormai più inattuali e logorati dall’uso: i «luoghi della memoria». Soprattutto quelli «minori», purtroppo diffusi, teatro di violenze di massa anche nella storia più recente. Cosa fare di questi paesaggi?
«Comprendere» un luogo flagellato dalla violenza, dall’isolamento, dalla riduzione dell’uomo a cosa, richiede l’intervento di quella che si potrebbe chiamare, alla maniera di Georges Perec, «memoria obliqua». Al fine di individuare nuovi strumenti e imboccare un percorso di rigenerazione. Da qui nasce l’idea di Decontaminare le memorie. Un manifesto del «quarto paesaggio», che restituisca ai luoghi della memoria quella funzione riparatrice che talvolta riesce alla letteratura, quando non è solo testimonianza.
Come gli aquiloni del romanzo-testamento di Romain Gary, ci sono ideali da tenere stretti perché non scappino nel cielo, ma non troppo ancorati al suolo, per non farli schiantare in terra.
Leggi un estrattoSe la terra reca visibili i segni del contagio, nessuno ci dovrebbe vietare, mentre pensiamo, di alzare gli occhi al cielo e «rincorrere l’azzurro» come suggerisce Romain Gary.