Massimo Ranieri è un concatenamento: un attore prestato al canto, un ballerino prestato alla recitazione, uno showman prestato al ballo e un cantante prestato allo spettacolo. Indefinibile, perché si sposta continuamente da un’arte all’altra senza risiedervi, è un artista totale, un susseguirsi poliedrico e circolare di performance che coprono tutto lo scibile artistico.
Nonostante una vulgata che lo relega spesso a semplice cantante melodico, identificandolo di fatto solo con i suoi due brani più famosi, Rose rosse e Perdere l’amore, Ranieri è riuscito a costruirsi una carriera multiforme e variegata, apprezzata e legittimata dai più grandi protagonisti della cultura artistica del Novecento come Pasolini, Fellini, Strehler e Nureyev.
Durante un viaggio immaginario dell’autore in treno da Milano a Roma per incontrarlo – incontro che non verrà mai descritto ma solo prefigurato – si alternano dialoghi tra i passeggeri, riflessioni su Massimo Ranieri e il suo percorso artistico, aneddoti divertenti e poco conosciuti e storie autobiografiche di formazione, che raccontano le tappe principali del rapporto tra l’autore e la sua passione.
Leggi un estrattoÈ domenica pomeriggio, il sole sta calando e la luce è gialla. Una nonna e un bambino lavano i piatti insieme, senza nemmeno guardarsi, e cantano Massimo Ranieri, come se fosse l’unico modo per dirsi le cose.
Jacopo Cirillo