Gian Maria non era facile, però aveva anche una parte divertente. Ci prendemmo una pausa per tre settimane, io e lui da soli, viaggiammo per l’Europa con la mia auto, una 1100 blu. Carla Gravina
È stato l’operaio Lulù Massa e il bandito Cavallero, Enrico Mattei e Lucky Luciano, Aldo Moro e l’anarchico Bartolomeo Vanzetti, Teofilatto dei Leonzi dell’Armata Brancaleone, El Indio di Per qualche dollaro in più:
Gian Maria Volonté ha costruito il film della sua vita attraverso grandi collaborazioni e incredibili rifiuti, spesso al fianco di donne straordinarie. Un viaggio lungo poco più di sessant’anni, cominciato durante il ventennio fascista, a Torino, e chiuso all’alba del primo governo Berlusconi. Ma chi era davvero Gian Maria Volonté? Emigrante in Francia per fuggire da un padre ingombrante e dalla gente che lo fermava perché figlio di un fascista, i carri di Tespi, l’Accademia d’arte drammatica di Roma, esordi a teatro poi il cinema e la televisione, ma anche istruttore di vela, cubano sottotraccia, militante del partito Comunista ed extraparlamentare, provocatore, esponente del sindacato attori, antesignano del Sessantotto.
Per lui, professionalità, etica e impegno politico erano princìpi imprescindibili. Ma cosa c’è oltre l’icona dell’attore contro?
Mirko Capozzoli scrive una biografia pubblica e privata di Volonté, in un libro arricchito da documenti e testimonianze inedite di Giovanna Gravina Volonté, Armenia Balducci, Carla Gravina e Tiziana Mischi.
Leggi un estrattoIo accetto un film o non lo accetto in funzione della mia concezione del cinema. E non si tratta qui di dare una definizione del cinema politico, cui non credo, perché ogni film, ogni spettacolo, è sempre politico.