Stranieri su un molo
Ritratto di famiglia
Così acuto e ben scritto da desiderare che il racconto continui ancora. Chimamanda Ngozi Adichie
Una scrittura che ci attanaglia con la sua vitalità, bellezza e significato. Deborah Levy
"Stranieri su un molo" ci aiuta a capire meglio di tanti saggi la storia delle migrazioni, le differenze attuali tra culture e generazioni, maggioranze e minoranze, ricchi e poveri. Goffredo Fofi
Abbiamo ragione a confrontarci con i traumi mai affrontati della nostra famiglia? È una domanda che negli ultimi anni si sono posti scrittori come Ocean Vuong e Madeleine Thien, e che Aw affronta con sensibilità. - The Guardian
Nuova edizione con capitoli inediti
Tash Aw esplora la vitalità culturale dell’Asia moderna in un memoir poetico che racconta la complicata storia della sua famiglia: una vicenda di migrazione e adattamento, di distanze e sottintesi, di accettazione cieca e amore silenzioso.
Gli stranieri smarriti su un molo sono i nonni dopo l’insidioso viaggio in barca per fuggire dalla Cina verso la Malesia negli anni Venti. Dal porto di Singapore, a una corsa in taxi nella Bangkok di oggi, a un’abbuffata da Kentucky Fried Chicken nella Kuala Lumpur degli anni Ottanta, Aw tesse storie di inclusione ed esclusione, tra scenari che saltano da villaggi rurali a club notturni e una varietà vertiginosa di lingue, dialetti e slang, per creare un ritratto intricato e vivido di un luogo stretto tra il futuro in rapido avvicinamento e un passato che non si lascia andare.
Per la nostra famiglia e per molte altre, la separazione è un atto d’amore. Non soltanto in senso fisico, ma proprio a livello di mentalità. Vogliamo che i nostri figli ricevano un’istruzione e ottengano un lavoro, che possano vivere la vita a noi negata, pur consapevoli che ogni nuovo traguardo raggiunto non farà che allontanarli. Amare qualcuno significa separartene.