Fuori le palle
Privilegi e trappole della mascolinità
Penso che questo libro, come pure genericamente l’attività di Tuaillon, siano strumenti essenziali di conoscenza e consapevolezza. Come collettività, come società, abbiamo bisogno di lei, delle sue parole, della sua lucida tenacia. dalla postfazione di Vera Gheno
Alzate gli occhi al cielo e leggete questo libro per cominciare a capire di che cosa si parla quando si parla di dominazione maschile. Annalena Benini - Il Foglio
Che cosa vuol dire essere uomo oggi? Victoire Tuaillon indaga l’aspetto storico, sociale, filosofico e filologico del dominio maschile, affrontando i temi più attuali e controversi della mascolinità in un racconto teso a capirne meccanismi e conseguenze. Quando nasce il mito della virilità? Perché le città, gli oggetti d’uso quotidiano e il mondo del lavoro sono declinati al maschile-neutro? Cosa intendiamo quando parliamo di consenso? Come ripensare il desiderio e la sessualità?
Con il supporto di una rete di voci e capovolgendo le usuali prospettive, Tuaillon mette in discussione il sistema economico e di potere, perché il maschile dominante ha a che fare con le strutture che ci circondano, siano esse politiche, giudiziarie, educative o sanitarie. E le strutture possono essere demolite, o quanto meno ripensate. Senza dogmatismi, questo libro testimonia come la mascolinità sia una costruzione sociale che colpisce le donne e intrappola gli uomini, ed evidenzia la necessità di una rivoluzione, già in atto, di tuttə contro quelle rappresentazioni che permettono al dominio maschile di perdurare, con il suo carico di privilegi, sfruttamento, violenza. Perché è tempo di trovare nuove strade e costruire uno spazio di fiducia comune.
Tra le voci interpellate: Paul B. Preciado, Manon Garcia, Olivia Gazalé, Maïa Mazaurette, Didier Eribon, Elsa Dorlin.
Leggi un estrattoInteressarsi alle mascolinità, capovolgere le prospettive, significa quindi anche rimettere in discussione il sistema economico, le istituzioni politiche, giudiziarie, sanitarie, insomma le nostre strutture di potere.
Più che una guerra contro gli uomini credo che il femminismo sia una lotta contro queste strutture che permettono alla dominazione maschile di perdurare. E quindi contro tutto ciò che nella costruzione della mascolinità (oggetto della prima parte di questo libro) implica privilegi (seconda parte), sfruttamento (terza parte), violenza (quarta parte)… Non c’è niente di ineluttabile: si tratta di questioni strutturali, e le strutture possono essere demolite o quanto meno ripensate (quinta parte).