Siria, il giorno dopo

Le ferite e le speranze

Postfazione: Laura Silvia Battaglia
Illustrazione: Tammam Azzam
In arrivo
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Pagine: 264
Formato: 14x21 cm
Data uscita: 16 Gennaio 2026
ISBN: 9788867835560
Era il gennaio 2025 e per poco, con Asmae Dachan, non ci siamo incrociate. Pensavo costantemente cosa potesse significare, per una persona che ha le radici in Siria, tornare in una terra così martoriata, per poterla “sentire”, prima che raccontare, senza avere timore di dire che per capire un luogo, prima bisogna allertare i sensi. Laura Silvia Battaglia

«Sono partita da Ancona di notte, sotto la pioggia, con un treno diretto a Roma. C’è un punto in cui la ferrovia sembra camminare sull’acqua. Al ritorno, da quel punto, avrei rivisto il porto della mia città e il cerchio si sarebbe chiuso. Sono entrata in Siria il 27 dicembre 2024, diciannove giorni dopo la caduta di Assad, quattordici anni di guerra e cinquantaquattro di regime. Nel Paese delle mie origini ho ripreso confidenza con la notte e il valzer dei pensieri che arrivano tutti insieme.»

Con Siria, il giorno dopo, Asmae Dachan fa un viaggio che da Ancona, dov’è nata, la porta ad Aleppo, la città della sua famiglia, per comporre un mosaico di luoghi e persone. Da Jiza, la città di Hamza al-Khatib, torturato e ucciso a undici anni, a Dar’a; da Darayya a Sednaya, «la macelleria umana di Assad»; da Damasco, dove la guerra sembra non esserci mai stata, a Ghouta, Homs e Hama, Idlib e infine Aleppo, le radici.
Incontri pieni di dolore si mescolano a incontri di speranza, come quelli con due adolescenti che salvano libri e oggetti d’arte o un artigiano che riapre la sua bottega di biciclette. Storie di famiglie che riportano in vita i morti e gli scomparsi, i mafqudin, le persone arrestate, allontanate forzatamente dalle loro case, lasciando chi resta in una vita sospesa. Come si scrive la parola fine a tutto questo?

Avanzo in quella direzione e mi trovo davanti una bambina di quattro, forse cinque anni che indossa un cappottino blu, ai piedi un paio di ciabatte verdi. Stento a credere ai miei occhi. È la prima persona che incontro dopo aver attraversato interi quartieri deserti. Ci sorridiamo, la saluto e mi avvicino, cercando di capire dove mi devo fermare, dove inizia la sua casa in mezzo a quelle macerie.