Per l’uguaglianza
Come cambiare i nostri immaginari
Un vero e proprio manifesto per la decostruzione del razzismo Sandro Veronesi
Per l’uguaglianza di Lilian Thuram è, in parte, racconto autobiografico, in parte, saggio analitico e riflessivo. Racconta, nei primi capitoli, la sua vicenda personale: nato in Guadalupa, si trasferisce a nove anni in Francia. E’ lì che l’autore scopre la questione del razzismo: “è stato al mio arrivo a Parigi che sono diventato nero”. Prima, non si era mai posto il problema. Ma a Parigi il colore della pelle è causa di stigmatizzazione. La differenza diventa diversità.
E poi c’è il calcio, la sua passione: ha giocato per anni in Italia. Prima nel Parma e poi nella Juventus. Ma ha iniziato in Francia, nel Monaco. E ha concluso la sua carriera nel Barcellona, a 36 anni, fermato da una malformazione cardiaca. Nella sua carriera ha vinto molto: un campionato del mondo e uno d’Europa. In Italia, due scudetti e tre supercoppe.
Il racconto continua con la nascita della sua Fondazione, con la quale lavora per combattere il razzismo in tutte le sue forme.
La seconda parte del libro è invece affidata a diversi autori come Marco Aime, Tzvetan Todorov e Michel Wieviorka i quali affrontano i temi cari a Thuram: l’origine della pluralità umana, la lotta all’omofobia, il rapporto tra Paesi ricchi e Paesi poveri, l’integrazione, il dialogo.
“Non si nasce razzisti, lo si diventa”, sottolinea Thuram. È una costruzione sociale che si trasmette di generazione in generazione. Fino a divenire “un’abitudine, un riflesso inconscio”.
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Il libro di Thuram è utile. Dovrebbe essere adottato dove si insegna.
Ilvo Diamanti