Fare gol non serve a niente
Il pallone nella rete della finanza
Con il suo rigore analitico, Luca Pisapia dimostra che il calcio non è uno sport ma il nucleo pulsante del capitalismo contemporaneo. Stefano Feltri
Fare gol non serve a niente è un vagabondaggio intenso e avvincente nella storia economica del calcio che comincia nella fornace di un complesso siderurgico sulle rive del Tamigi nel XIX secolo e si conclude ai giorni nostri, tra grafici che pulsano sugli schermi di un computer in un grattacielo che ha preso il posto del vecchio cantiere marittimo.
Un percorso che insegue il pallone, lo scruta e lo indaga nelle sue molteplici trasformazioni, da sacca sferica costruita con una vescica di maiale all’epoca della rivoluzione industriale a prodotto finanziario che si muove sotto forma di immagine nei flussi della globalizzazione neoliberale, e infine lo raggiunge e lo scaglia come una molotov verso il cielo. Nel mezzo c’è la storia del calcio letta attraverso le lenti della società, dell’economia e della politica, perché gli interessi in gioco sono molto diversi dal segnare un gol o vincere un campionato.
Il pallone, oramai e da sempre, è un sofisticato prodotto del capitale.
Leggi un estrattoIl pallone non è mai stato innocente. Ha perso la verginità appena nato, sulle navi mercantili britanniche che lo trasportavano insieme ai prodotti tessili e siderurgici per espandere la gloria e il profitto dell’impero. Si è imposto come dispositivo disciplinare e di controllo durante le peggiori dittature e democrazie del secolo breve, e poi è diventato strumento di accumulazione di capitale. E se diventa evidente solo oggi che si è trasformato in veicolo finanziario, in realtà il pallone è stato da sempre la più sublime e sofisticata delle merci.