Nessun amico se non le montagne
Prigioniero nell’isola di Manus
Questo Premio prova che le parole ancora hanno il potere di sfidare i sistemi e le organizzazioni disumane, che la letteratura ha il potenziale per provocare cambiamenti e per sfidare le strutture del potere. La letteratura ha il potere di darci la libertà. … Questo premio è una vittoria non solo per noi (prigionieri), ma per la letteratura e l’arte. Soprattutto è una vittoria per l’umanità, per gli esseri umani, per la dignità umana. dal discorso tenuto da Boochani per il Victorian Prize
Un libro che a buon diritto occupa un posto sullo scaffale della letteratura carceraria mondiale accanto a opere tanto diverse come il De profundisdi Oscar Wilde, i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, Into the Smother di Ray Parkin, L’uomo è morto di Wole Soyinka e Lettera dal carcere di Birmingham di Martin Luther King ... L’esistenza stessa di questo libro – scritto in farsi da un giovane poeta curdo, Behrouz Boochani, in una situazione di prigionia, tribolazioni e sofferenza prolungate – è un miracolo di coraggio e tenacia creativa ... I suoi carcerieri non sono riusciti a distruggere in lui la fede nelle parole: nella loro bellezza, nella loro necessità, nelle loro possibilità e nel loro potere liberatorio. Richard Flanagan, Man Booker Prize
Nella scrittura di Boochani non c'è posto per nessuna zona grigia. Non ci sono modulazioni; il valore di queste pagine viene ancora prima, nell'essersi saputo conquistare il diritto alla sopravvivenza della propria voce. Christian Raimo, La Stampa, Tutto Libri
Per salvarsi dalla follia del campo, Boochani attinge alla sua innata creatività, a Kafka e Beckett, alle canzoni di resistenza e ai ricordi delle "fredde montagne del Kurdistan". J.M. Coetzee, Premio Nobel per la letteratura
Una splendida opera d’arte che usa diverse forme narrative, dall’analisi critica alla descrizione, alla poesia, al surrealismo distopico. La scrittura è bella e precisa, mescolando tradizioni letterarie provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto da pratiche curde. I giudici del Victorian Prize
"Con Nessun amico se non le montagne", Boochani fa per la condizione umana liminale del rifugiato nei campi quello che Levi e Solženicyn hanno fatto per Lager e Gulag. Oliviero Ponte di Pino, Doppiozero
Detenuto illegalmente dal governo australiano, Behrouz Boochani ha scritto il suo straordinario memoir attraverso migliaia di messaggi Whatsapp.
Ilam, Kurdistan iraniano. Dopo le intimidazioni e l’arresto di alcuni giornalisti, Behrouz Boochani raggiunge clandestinamente l’Indonesia e da lì l’Australia, dove vuole chiedere lo status di rifugiato politico. Intercettato dalle forze militari australiane, viene confinato nel centro di detenzione per immigrati irregolari di Manus Island in Papua Nuova Guinea. Qui ha iniziato un’intensa campagna di denuncia della politica anti-migratoria e delle umiliazioni cui vengono sottoposti i rifugiati: articoli, documentari e questo libro, digitato in farsi su un cellulare e mandato a Omid Tofighian che lo ha tradotto in inglese.
Romanzo autobiografico, testimonianza e atto di resistenza, Nessun amico se non le montagne racconta sei anni di carcere ed esilio, lottando per la sopravvivenza, la salute e la dignità in condizioni degradanti. Un intreccio di generi – giornalismo, commento politico, riflessione filosofica, miti, poesia e folclore – dà voce all’impatto fisico e psicologico della detenzione a tempo indefinito.
Nel 2018 in Italia gli è stato conferito da Internazionale il premio Anna Politkovskaja per il giornalismo.
Vincitore del Victorian Prize 2019, il più prestigioso premio letterario australiano
Vincitore NSW Premier’s Award 2019
Vincitore Asia General Non Fiction Book 2019
Vincitore National Biography Award 2019
Finalista al Premio Terzani 2020
Tradotto in più di venti Paesi, un successo internazionale.
Leggi un estrattoDa dove sono venuto?
Dalla terra dei fiumi,
la terra delle cascate,
la terra degli antichi canti,
la terra delle montagne…